Quando l'amore naviga nella Ragion di Stato, Antonio e Cleopatra
"Ben misero è l'amore che può essere calcolato"
Antonio e Cleopatra, lettura universale del fatto storico
Un calcolo, il calcolo. Sillogisticamente il tempo è l'unità irregolare di questa singolare tragedia, una delle tragedie "mature" del Bardo, ovvero quelle rappresentate dopo l'anno 1600. In soli cinque atti egli condensa molti anni di storia (probabilmente per ragioni sceniche) e vi applica l'illimitata libertà spaziale del teatro inglese medievale. Su questo solco, inoltre, si innesta un filone comico non nuovo al teatro inglese, dalla comparsa del clown che porta l'aspide a Cleopatra alla morte folle e grottesca di Antonio, elemento aggiuntivo che non proviene certamente dalle fonti storiche.
La dimensione qui riservata è, sicuramente, quella della memoria, memoria della vicenda stessa dell'amore infelice fra il luogotenente di Cesare e la regina d'Egitto, nella cornice delle ragioni politiche che attraversano tutti e cinque gli atti della tragedia, dove il momento di tensione più alta è raggiunto dal gesto estremo di Antonio, che decide di immolarsi non per la dignità e l'austerità ascritta al popolo romano, ma per l'amore che prova verso la regina.
E' tuttavia nei personaggi che il drammaturgo fa sentire la sua modernità, nella loro appartenenza ai meandri della storia dell'uomo risultano rappresentati come uomini moderni: Cleopatra appare tanto frivola quanto astuta e calcolatrice, Antonio succube e privo di qualsivoglia tratto eroico, Enobarbo soldato e poeta che muore misteriosamente, Ottaviano che dietro alla sua austerità cela un carattere iracondo quanto spietatamente crudele ed infine i Romani tutti, privi di una ragione che ne giustifichi le azioni.
All'orizzonte, nei versi finali, si delinea in questo modo un nuovo mondo, che solo i due amanti possono abitare, dove la fatalità di Cleopatra è svelata ma solo al suo Antonio. Ma quel mondo non è questo, e questo mondo non ammette, nella sua legge universale, quella promessa di eternità; e questo mondo, spesso, è governato dalla ragion di stato, che porta avanti la vicenda: il potere, l'ambizione e l'avidità di alcuni uomini funestano una storia d'amore (precisiamo, un amore di maniera) che diventa il pretesto non ben giustificato per un'azione bellica, che Shakespeare cerca di celare, e forse neanche tanto. Un concetto, quello della ragion di stato in cui soprattutto Ottaviano si muove, che è stato reso noto, prima di tutti, dal tragediografo Sofocle, con la sua Antigone.
Una vicenda narrata da Plutarco di Cheronea nelle Vite Parallele, che è trasmessa fino a noi con i caratteri che la storia ha voluto attribuirgli, con il gesto di damnatio memoriae toccato a Marco Antonio, alla sua morte infatti il Senato permise la cancellazione di tutti i riferimenti della sua esistenza: documenti, epigrafi, ritratti. Questo singolare personaggio, abile condottiero e oratore, ci viene riconsegnato da Shakespeare secondo una nuova ottica, quella che fa di lui non più un personaggio pubblico ma una persona, nella sua sfera affettiva e privata, secondo una nuova sensibilità, che con il 1600 si affaccia: quella moderna.
Recensione di "Antonio e Cleopatra", di William Shakespeare, Feltrinelli, 2018.
Argomento: Tragedia
Anno di pubblicazione: 1608
