L'universo dei vinti di Povera Gente
"Perchè succede sempre che l'uomo buono venga a ritrovarsi nell'abbandono e a un altro invece la fortuna si presenta di per sé?"
Il primo romanzo di Dostoevskij
Primo romanzo dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, tutto accade come fosse prototipo, prototipo di quella che sarà una produzione dove i personaggi sono persone semplici, in tutto il loro universo di offese, umiliazioni e violenze, nello sfondo della Russia della seconda metà dell'Ottocento, dove vigono regole ferree e la società è fortemente gerarchica, chiusa in se stessa, nel sistema delle classi create dallo zar Pietro il Grande: una fetta di miseri sfortunati contro i pochi sempre più ricchi, dove il debito regna sovrano e le malattie bussano spesso alla porta di casa, dove la regola vigente è l'emarginazione; i vinti , insomma sono reali e ne sono protagonisti.
I due personaggi, Makar e Varen'ka, appartengono, per l'appunto, a questa macrocategoria di "ultimi", entrambi di salute malferma e sommersi di debiti, circondati da gente che, a suo modo, con la lingua o con i fatti, non perde occasione di farglielo notare. Se andiamo più a fondo, tutta la costellazione di personaggi secondari di Povera Gente balla in cerchio con il dito puntato verso i due protagonisti, ricordandogli sempre la condizione di indigenza a cui appartengono e, nonostante vi siano, particolarmente all'inizio del romanzo, degli sprazzi di felicità, molto presto si piomba nella disperata ricerca istintiva di sopravvivenza, dove anche l'azione e la condizione più bassa sono ben accette, basti vedere, nel caso, le peregrinazioni di Makar alla ricerca di un prestito (che non gli viene concesso) e la decisione finale di Varen'ka di sposare Bykov, il quale, come più volte sottintende è lo stesso uomo che ha abusato di lei in un imprecisato evento del passato. E' inoltre notevole, inoltre, come di Makar e Varen'ka non vi sia mai una descrizione fisica, bensì una descrizione della condizione economica in cui vivono nonché vaghi accenni su una non meglio definita età.
Anche il matrimonio, quindi, tutt'altro che felice, è conveniente per uscire dallo stato di povertà estrema in cui uno dei due protagonisti vive, e a poco servono le suppliche di Makar. Varen'ka preferisce una parvenza di felicità piuttosto che al vivere dei veri affetti; gli affetti, d'altro canto, in questo romanzo sono taciuti, si esprimono attraverso gesti semi-invisibili o, data la natura epistolare del romanzo, attraverso lettere che i due personaggi si scambiano, prestiti e regali di vario tipo (e ciò nonostante siano dirimpettai).
Non è molto chiaro, a mio avviso, il tipo di sentimento che lega Makar alla ragazza, essendo spesso oscillante tra amore fraterno e una carnalità frustrata, e perché no, anche la paura ancestrale della solitudine e dell'abbandono (e della fame). Ad ogni modo, il romanzo non solo volge lo sguardo a un luogo e a un tempo ben preciso, ma mostra quella che è la reale condizione di molta gente che non riesce ad arrivare a fine mese, rinunciando, talvolta, anche alla dignità (e non solo agli affetti) spesso scherniti da chi assume posizioni di superiorità senza esserlo veramente; se una redenzione è possibile, è solo nella morte e nella pace del cimitero, la morte, d'altronde, è una livella.
Nella lettura del romanzo, infine, non ho potuto non pensare, spesso e volentieri, ai personaggi verghiani, che sono più o meno coevi a quelli di Dostoevskij, umili e sofferenti, con sfumature meno intense ma pur sempre nella condizione dei vinti; noi stessi, se ci guardiamo intorno, potremo scorgere ora e sempre i volti senza tempo di Makar e Varen'ka.
Recensione di "Povera Gente", di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, Feltrinelli, 2018.
Argomento: Romanzo epistolare
Anno di pubblicazione: 1845
