Il mistero di essere te: Lettera a un adolescente

13.09.2020

"Ti hanno generato, un evento tremendo e stupendo perché ci sei e puoi dare un senso non solo alla tua vita, ma a quella più vasta del mondo: puoi essere mondo"

Lettera a un adolescente

In forma di lettera aperta, lo psichiatra Vittorino Andreoli ci parla di uno dei più difficili, se vogliamo, periodi della vita di un essere umano: l'adolescenza, nelle sue mille sfaccettature, da quelle precoci fino a quelle prolungate o inesistenti, e lo fa con parole semplici, un lessico fluido e quasi per nulla, a mio avviso, settoriale.

Come si sa, l'adolescenza è quel periodo (o stato d'animo) in cui avviene una metamorfosi, un nuovo modo di vedere il mondo secondo te, un modo di provare sentimenti e sensazioni altamente differenziate da quelle altrui, con contorni altamente differenti, sentimenti sedimentati in una contrapposizione "violenta" delle idee (detta anche dialettica). E fa molto, nel caso specifico, il rapporto tra genitori e figli.

Soffermiamoci su questo punto: esso è, per definizione, complicato, tuttavia in ciò che contrappone gli uni agli altri non vi è nulla di anormale o anomalo; tra generazioni differenti non vi sono ideali o schemi identici, ognuna si distanzia e diverge su molti aspetti dall'altra senza che tra di loro si erga un muro di non comunicazione o che vengano a mancare i legami affettivi. E' vero che i conflitti, spesso, assumono toni forti e aspri. In alcuni casi possono degenerare in comportamenti non produttivi qualora non si adotti un atteggiamento autorevole e quindi in grado di fornire appoggio e ascolto, senza tuttavia cedere su qualsiasi richiesta dei figli. Per usare un'espressione cara ai latini: 

"In medio stat virtus "

Nulla di più vero in questo caso, caso, in quanto né è bene che il figlio si identifichi col genitore, e tantomeno è bene che i genitori si identifichino con i figli, abdicando in questo modo al proprio ruolo.

Un altro punto su cui soffermarsi, in quanto preponderante tra le evidenze, è il cambiamento del proprio corpo, cosa per cui si arriva a spendere fior di quattrini con l'intenzione di alterarlo. Sono consapevole che è difficilissimo accettarsi, io stesso ancora non ne esco del tutto, più che per il corpo in quanto tale si tratta di mera estetica. Porto un esempio chiaro, che mi riguarda personalmente: avendo i tratti orientali ed essendo spesso stato bersaglio di scherni, alcuni bonari ed altri meno, ho avuto molta difficoltà ad accettarlo, e per buona parte della mia vita questo ha creato un senso di inettitudine tale da irrigidirmi ed impedirmi di svolgere azioni che per altri sono semplici e banali. Ancor più che per la mia generazione, noto che per quelle successive l'estetica è il centro, è il tutto, e buona parte di ciò che vediamo attraverso i mezzi di comunicazione, dai social alla televisione, confermano ed amplificano questa idea della perfezione a tutti i costi, qualunque sia il costo. Anche il desiderio di apportare una lieve modifica al proprio corpo è un sintomo di questo disagio, di questo nuovo e, allo stesso tempo, ancestrale terrore, terrore della bruttezza, della mostruosità, mediati dalla propria personale lente d'ingrandimento.

Un ultimo punto: il fascino esercitato sull'individuo da un gruppo di coetanei. Il gruppo in parte sostituisce la famiglia e che le fa da controaltare, solo in presenza di esso ci si avvia ad essere adulti completi, senza di esso crescono e si ingrandiscono dei vuoti. Secondo la logica del gruppo come fattore di crescita la ribellione ai propri genitori è, altresì, un fattore positivo. Eppure, anche qui si vede, oggigiorno, sempre più emarginati, anche nel gruppo stesso, come se non si fosse più in grado di comunicare realmente. Ma qui non voglio scendere in un'analisi approfondita, non ne ho le competenze.

In conclusione è lecito affermare senza ombra di dubbio che l'adolescenza è un periodo, un momento di passaggio che un individuo e il mondo devono attraversare, è un unicum che varia da persona a persona e a cui, presto o tardi, tutti sono chiamati a partecipare. Possiamo rimandare, ma arriverà, statene certi, non sarà bello o brutto per tutti, ma ne vale la pena, come è valsa la pena leggere la riflessione di Andreoli.

Recensione di "Lettera a un adolescente", di Vittorino Andreoli, BUR, 2012.

Argomento: Epistola 

Anno di pubblicazione: 2004


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