Il '68. Un mondo che cambia, un decennio che finisce
"Faccio un 68", quante volte avremo detto o sentito questa frase, o no? Ed è proprio quell'anno ad essere preso in questione, a cinquant'anni dalla sua epopea, un'immagine di predicatori di pace e amore, scioperi e strade insanguinate che ormai sono cristallizzate su uno scaffale perché ritenuti semplicemente storia. È quell'anno, preso in considerazione dal punto di vista del gruppo più leggendario del mondo, i Beatles, e viceversa. Tolte le uniformi sgargianti, tagliati i baffi e detto addio a quell'universo di colori che era stato il '67, i quattro baronetti cercano qualcosa al di là, ben lontano dalle visioni psichedeliche e dal Magical Mistery Bus, qualcosa che pensano di trovare alle pendici dell'Himalaya, dove vive il Maharishi, guru della Trascendenza; il tutto nello stesso momento in cui in Vietnam cadono le bombe e nel resto del mondo si mettono in discussione un sacco di valori prima ritenuti intoccabili. Tornati dall'India, se ne rendono subito conto. È questo il punto di partenza della loro dissoluzione come entità, su cui inizieranno a prevalere gli individualismi, da un Paul dittatoriale a un John sempre più alienato dalla passione per la sua nuova musa, Yoko Ono, e poi George, non più tanto silenzioso, e Ringo, non più così paziente. Tutto questo pastiche di cause e concause confluisce in quello che, da molti critici, viene ritenuto il capolavoro dei Beatles e il punto di arrivo del rock: il White Album. Post-modernismo e parodia le parole chiave, nella sostanza una serie di novelle tinte con l'acquerello dai loro singoli autori, metateatro, e alla fine citazioni sotterranee e frizzanti di ciò che stava scoppiando fuori dalle mura sicure di Abbey Road, senza dichiarare i fatti esplicitamente, si prenda in esempio 'Revolution' o 'Back In The USSR'. L'album "bianco" è ciò che noi chiameremmo un sipario, quello che ci ricorda che possiamo sempre rialzarci, riprendere il volo e dire buonanotte dopo la rivoluzione, ci sarà sempre un modo per resistere. Non a caso, la traccia di chiusura è 'Goodnight', un modo, forse inconsapevole, di salutare un passato, forse proprio il nostro.
Recensione de "Revolution: il '68 dei Beatles", di Francesco Brusco, Arcana, 2018.
Argomento: storia della musica
https://www.ibs.it/revolution-68-dei-beatles-libro-francesco-brusco/e/9788862315395
