"Considerate la Fine", la morte di Ivan Il'ič 

13.10.2019

"In generale, la vita di Ivan Il'ič trascorreva così come, secondo quel che lui credeva, doveva trascorrere una vita: in modo leggero, piacevole, decoroso"

La morte di un uomo solo

Mentre mi cimentavo nella lettura di questo racconto, mi è spesso tornata in mente un brano di qualche anno fa chiamato Uomini Soli soli perché hanno vissuto la propria vita all'insegna del non ascolto o di una parvenza marginale di vita. Qualche volta, questi uomini sono soli per via del possesso non comune di alcune verità singolari, di alcune realtà in cui si nasconde spesso la menzogna, e non tutti sono in grado di vederla, accontentandosi dell'aspetto esteriore delle cose; spesso questa cognizione della verità consta anche della morte del suo possessore, il cui caso più noto e plateale è sicuramente Socrate.

E' bene, tuttavia, chiarificare: Ivan Il'ič non è un novello Socrate, anzi a prima vista può sembrare quasi un comune e piatto borghese di buona famiglia, un uomo che conduce una vita abbastanza priva di sorprese, seguendo i principi del vivere "civile" con estrema dedizione e a sposarsi come consuetudine (più o meno il racconto ha una sua logica nella considerazione del matrimonio come "prigione", da Tolstoj già affrontata in Sonata a Kreutzer); tuttavia, Ivan si scontra nella sua malattia con quella Verità tremenda che, per il suo modus vivendi, sembra quasi strana da possedere e che, da quel momento in poi, lo porta a rivedere tutta la sua scala di valori, e la prima cosa che arriva a detestare è quel rumoroso disinteresse che però nasconde un interesse economico e predatorio della gente che lo circonda e che lo considera morto prima del tempo e che, più che averne pietà, cerca di capire e accelerare il suo decesso per accaparrarsi la sua "roba". E tutto passa nell'indifferenza generale, anche un evento di natura luttuosa rischia di perdere il suo significato. Ma per chi vale questo significato?

Per Vanja sicuramente ne ha, quando capisce di aver dato peso a ciò che così importante non era; e per quanto, seguendo l'esempio verghiano, cercheremo di portare la "roba" con noi anche nella tomba (Verga e Tolstoj sono contemporanei) quella "roba" passerà ad altri sicuramente. Questo ci frustra non poco, spesso e volentieri.

La bravura del conte Tolstoj è proprio questa, di rendere tangibile e visibile la fustigazione, di mettere noi lettori nella condizione di entrare in empatia con il suo personaggio, ci toglie la presunzione dell'immortalità. 

E concludo usando questo sillogismo di Kiesewetter: 

"Caio è un uomo, gli uomini sono mortali, perciò Caio è mortale"

Recensione di "La Morte di Ivan Il'Ic", di Lev Nikolaevič Tolstoj, Feltrinelli, 2018.

Argomento: Racconto 

Anno di pubblicazione: 1886




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